Perché il tuo lavoratore ha mal di schiena?

Ti è mai capitato che un tuo dipendente ti facesse sapere che aveva mal di schiena e per questo non veniva al lavoro? Magari proprio il giorno dove c’erano le urgenze più pressanti da finire per consegnarle al cliente, oppure dove dovevi sistemare tutta una serie di attività urgenti e non avevi tempo per trovare qualcuno che lo sostituisse?

I disturbi muscoloscheletrici (DMS) sono uno dei disturbi più comuni legati al lavoro. In Europa colpiscono milioni di lavoratori e costano miliardi di euro ai datori di lavoro. Affrontare i DMS in azienda non solo contribuisce a migliorare la vita dei lavoratori, ma è anche una scelta molto sensata per proteggere la tua impresa.

Spostare carichi, assumere posture sbagliate ed essere esposti a vibrazioni sono attività che comportano danni fisici permanenti e invalidanti.

I DMS lavoro-correlati colpiscono la schiena, il collo, le spalle e gli arti superiori e inferiori. I problemi di salute che si verificano vanno da malesseri e dolori di lieve entità fino a problemi più gravi che costringono ad assentarsi dal lavoro o per le quali sono necessarie cure mediche importanti. Nei casi più gravi, possono persino portare a disabilità e alla necessità di abbandonare il lavoro.

L’INAIL da alcuni anni sta facendo bandi in cui incentiva le aziende a migliorare il rischio relativo ai DMS (per esempio ammodernando le attrezzature), perché oltre ad essere un vantaggio per il lavoratore, lo diventa anche per l’impresa e quindi per la collettività, eppure gli studi dimostrano che ancora oggi la maggior parte degli imprenditori effettua le dovute analisi del rischio perché è un obbligo di legge e non si vogliono le sanzioni, non certo per investire nella propria impresa. Si è reso necessario quindi riprendere in mano le politiche europee per sensibilizzare tutte le figure coinvolte ad affrontare il problema mentre è importante per il Datore di Lavoro valutare la Movimentazione Manuale dei Carichi in tutti i suoi aspetti come sollevamento e trasporto, traino-spinta e movimenti ripetitivi

 

Per Movimentazione Manuale dei Carichi (MMC) intendiamo tutte le attività che consistono in sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico. Quindi il rischio per la salute dobbiamo valutarlo non solo relativamente alle azioni di sollevamento, ma anche di traino spinta e non dobbiamo dimenticare i “cosiddetti” movimenti ripetitivi agli arti superiori. Ancora oggi i rischi connessi con tali attività lavorative sono tra i più diffusi e spesso determinano malattie professionali perché sottovalutati o non gestiti.

Perché valutarli? Perché se vengono analizzati correttamente possiamo anche programmare misure di miglioramento sia dal punto di vista ergonomico che Tecnico e Organizzativo e proteggere così la nostra azienda.

Quando utilizziamo il metodo T.O.P. prendiamo in considerazione la Tecnologia utilizzata (a volte basta solo un po’ di manutenzione programmata, in altri casi un ammodernamento alla versione più recente). Questo comporta la necessità di valutare l’Organizzazione del lavoro così come la conosce l’imprenditore: si può fare il lavoro in modo diverso? Si possono mettere i lavoratori nella condizione di evitare certi movimenti? Non è che magari per risparmiare, il numero di persone è “ridotto all’osso”? Oppure che le manutenzioni periodiche non vengono fatte, perché nessuno controlla le scadenze oppure nessuno si è accorto che la ruota del carrellino bisogna sistemarla, così da fare meno fatica?

La movimentazione manuale di carichi può essere la causa dello sviluppo di patologie dovute alla graduale usura cumulativa dell’apparato muscolo-scheletrico, in particolare del rachide lombare, riconducibile a operazioni continue di sollevamento o movimentazione (per esempio, dolori dorso-lombari).

Gli effetti della MMC portano in alcuni casi ad un infortunio, ma molto più spesso alla malattia professionale

QUANDO ABBIAMO LA MALATTIA PROFESSIONALE DEL LAVORATORE

La malattia professionale è una patologia che il lavoratore si ritrova in occasione dello svolgimento dell’attività lavorativa e che è dovuta all’esposizione nel tempo a dei fattori presenti nell’ambiente e nei luoghi in cui opera.

Quando si parla di “occasione di lavoro” si intende che tra lo svolgimento del lavoro svolto e la patologia deve esserci un rapporto causa-effetto.

Se la patologia da mal di schiena è causata da una specifica causa lavorativa (cosiddetta malattia professionale tabellare) il lavoratore potrà fare causa alla tua azienda al fine di ottenere la rendita dall’INAIL. I casi previsti per cui il rapporto di causa/effetto si presume automaticamente sono:

  • lavorazioni svolte in modo sistematico con macchine che espongono a vibrazioni trasmesse al corpo intero: macchine movimentazione materiali vari, trattori, gru portuali, carrelli sollevatori (muletti), imbarcazioni per pesca professionale costiera e d’altura;
  • lavorazioni di MMC svolte in modo sistematico senza ausili efficaci.

Fuori da questo elenco, il lavoratore può fare causa alla tua Azienda, ma dovrà dimostrare il cosìddetto “nesso causale”, cioè il collegamento della malattia all’attività lavorativa

Come imprenditore sei obbligato a garantire la sicurezza sul lavoro prevista dal D.lgs 81/2008, tenendo anche conto delle eventuali imprudenze di quest’ultimo: devi quindi controllare e vigilare che le misure di sicurezza adottate siano effettivamente utilizzate dai tuoi dipendenti: un comportamento del lavoratore dovuto ad imprudenza, imperizia e negligenza (salvo i casi di assoluta abnormità del suo comportamento) tenuto ripetitivamente nel lungo periodo che può generare una patologia, non elimina di per sé la tua responsabilità di datore di lavoro. Anzi, in questo caso, la domanda diventa: hai formato adeguatamente il tuo lavoratore per fare in modo che non succedesse? Hai controllato che il tuo lavoratore rispettasse le tue disposizioni? Oppure sono entrate da un orecchio e uscite dall’altro?

E se il lavoratore durante il suo tempo libero svolge un’attività che comporta lo stesso rischio?

Ho conosciuto vari operai che nel tempo libero facevano un secondo lavoro come imbianchini, contadini per l’attività di famiglia, installatori elettrici e idraulici, … con un’attività comunque costante settimana per settimana. E se tu hai fatto tutto e loro si fanno male nell’altro “lavoro”? Come puoi esserne sicuro? Se stai pensando che sia una buona scusa per evitare le responsabilità, in realtà è proprio l’opposto: se non puoi dimostrare di aver fatto il tuo dovere (anche se il tuo dipendente si è fatto male veramente nell’altra attività), avrai comunque addebitata la responsabilità della malattia, con tutti i costi che ne conseguono.

Ecco quindi che per sapere come sta il tuo lavoratore, sempre per il “lavoro specifico” o la “mansione specifica”, serve il medico competente previsto dal Dlgs 81/2008 e smi. Questo permette di avere da parte sua un giudizio di idoneità:

  1. a) Idoneità alla mansione specifica: quindi non ci sono problemi
  2. b) Idoneità parziale alla mansione specifica con prescrizioni e/o limitazioni che possono essere temporanee o permanenti: significa che lo stato di salute del lavoratore è già compromesso per cui devi fare molta attenzione a quello che gli fai fare
  3. c) Non idoneità alla mansione specifica che può essere temporanea o permanente: non devi farlo lavorare in quella postazione perché è vietato

Detto questo, aspettare a fare la visita perché il medico “costa” e non sai se il lavoratore lo terrai (magari “non va bene per te”) e poi dimenticarsi di farla assumendolo in modo definitivo, comporta un rischio per te e la tua azienda non indifferente. Una volta assunto a tutti gli effetti come tuo dipendente avrai degli obblighi nei suoi confronti di tutela della sua salute che per risparmiare €30/40 potrebbero costarti anche qualche migliaio di €uro

La materia non è di certo facile da gestire e trovarsi coinvolti non è di certo piacevole. Il modo migliore di proteggere la propria azienda dai rischi che una malattia professionale comporta, diventa quindi quello di fare un’attenta analisi della propria attività. Certo “avere le carte in ordine” come spesso si dice da queste parti è un parametro importante, ma se nelle carte manca il pezzo fondamentale perché non si è tenuto conto della specifica attività che il nostro lavoratore svolge, oppure l’imprenditore sottovaluta il problema perché “è trent’anni che lavoriamo così e nessuno si è lamentato” diventa solo un boomerang che farà male al Datore di Lavoro e al benessere dell’azienda. La malattia professionale si verifica proprio perché sono tanti anni che viene svolto un lavoro in modo non corretto: l’effetto non è immediato, ci vuole il tempo che non risparmia nessuno. Ciascuno di noi, chi prima chi dopo, messo in quelle condizioni di lavoro sviluppa la malattia. Per questo se un mio lavoratore svolge l’attività da trent’anni e ha iniziato a 20, oggi all’età di 50 non è vecchio, ma sicuramente è malandato se non sono state fatte le adeguate valutazioni.

Tutto chiaro no? Eppure le malattie professionali sono in aumento a dimostrazione che comunque molto deve essere fatto per proteggere i nostri lavoratori e di conseguenza le nostre aziende. La scusa principale sono i costi, ma quanto costa un lavoratore che fa due o tre giorni di malattia tutti i mesi? E se sono tre o quattro i lavoratori? E se vengono in azienda, ma lavorano lentamente perché altrimenti “fa male”?

E quanto costa l’innalzamento del premio INAIL a causa della malattia professionale? E i danni civili che ti chiedono per risarcire il lavoratore? Siamo sicuri che l’assicurazione pagherà la sua parte?

Quante di queste domande hanno una risposta certa e quante sono invece dettate dal “mi fido del mio assicuratore”, oppure del “ho fatto quel che potevo”, “quando si verificherà il problema lo gestirò”, ….

 

Tutte frasi già sentite e che molti di noi hanno utilizzato, ma inutili a difendere il tuo business. L’Organizzazione del lavoro però permette di evitarle, dedicando un po’ di tempo e di risorse, si possono fare investimenti economicamente compatibili, ma che in qualche modo proteggano l’attività e il business che la circonda.

I militari Americani insieme a quelli Israeliani hanno creato un esoscheletro che permette ai soldati di caricare velocemente bombe e missili sui mezzi (aerei, carri armati, …) del peso superiore a 30 kg, senza sforzare la struttura del corpo del soldato. In pratica tutto il peso se lo assorbe l’esoscheletro e il soldato è protetto, ma soprattutto efficiente. La Tecnologia esiste da un po’ e in alcune aziende si comincia già ad utilizzarla. Perché si utilizza? Perché i vantaggi sono superiori alla spesa.

Chi fa body building utilizza delle fasce per proteggere la schiena durante i sollevamenti. Perché non farle usare anche ai nostri facchini? Ai nostri magazzinieri? Anche semplicemente a coloro che, in qualche modo, tutti i giorni devono sollevare pesi. Imbarazza vedere un giovane “protetto” da una fascia lombare come un professionista? Oppure in trent’anni di attività non avete mai visto un magazziniere con la fascia attorno alla schiena? Il costo di una fascia è tale da mandare in rovina l’azienda secondo te? Si fa fatica a parlarne, come se fosse un tabu, ma si potrebbe usare e salvare la schiena dei lavoratori e il portafoglio degli imprenditori. Per questo dobbiamo usare il metodo T.O.P.

La Sicurezza sul Lavoro ti Uccide, se non sai cosa fare

 

Per approfondimenti, vedi i nostri:

FAQ: che differenza c’è tra malattia tabellata e malattia non tabellata